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dai GIORNALI di OGGI

Immigrati, Napolitano: "Piena integrazione diritto fondamentale"

Giorgio Napolitano (ImagoEconomica)

8 agosto 1956: la tragedia di Marcinelle

"Dai nostri archivi"

Sulla mina immigrati troppi slogan e poche idee

Dalle gabbie salariali all'immigrazione, la tela di Fini contro la Lega

2009-08-09

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L'ARGOMENTO DI OGGI

 

 

CORRIERE della SERA

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2009-08-09

Fini: "Nel '56 i morti di Marcinelle sarebbero stati definiti con disprezzo extracomunitari"

Napolitano: l'integrazione degli immigrati è fondamentale

L'intervento a Marcinelle è letto da Fini, che aggiunge:"Il lavoratore merita rispetto, anche se non ha documento"

MARCINELLE (Belgio) - La piena integrazione degli immigrati e la sicurezza nei luoghi di lavoro sono "esigenze sociali e civili" e "diritti fondamentali". È quanto afferma il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel messaggio inviato in occasione del 53° anniversario della tragedia di Marcinelle, in Belgio, dove, l'8 agosto 1956 in un incidente minerario persero la vita 262 lavoratori di cui 136 italiani.

È Gianfranco Fini, presente a Marcinelle, a leggere il messaggio del capo dello Stato. Quindi, parlando durante la commemorazione, aggiunge: "Il lavoratore merita rispetto anche se non ha il papier, il documento. Poi ci si può dividere su quali politiche siano più adatte a governare il fenomeno dell'immigrazione".

"Nel '56 la parola extracomunitari non esisteva ancora, ma se ci fosse stata i lavoratori italiani che morirono in quella strage sarebbero stati definiti extracomunitari e magari qualcuno l'avrebbe fatto con un certo disprezzo", ha aggiunto Fini. "Gli italiani che negli scorsi decenni hanno lasciato il Belpaese per andare a lavorare all’estero non venivano solo dal Sud ma anche dal Nord Italia, come dimostra l’anagrafe. Questo dato di verità storica lo ricordino oggi i tanti esponenti politici che rappresentano il Nord nel nostro Paese".

Si tratta della prima visita di un presidente della Camera alla miniera di Bois du Cazier proprio nel giorno dell'anniversario. Dal 2001 l'8 agosto è stato dichiarato Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo. Nel suo messaggio, Napolitano esprime la sua "ideale partecipazione" alle commemorazioni di oggi e invita le istituzioni e le forze sociali a porre "la massima attenzione e impegni coerenti" per realizzare pienamente i diritti all'integrazione e alla sicurezza sul lavoro.

 

08 agosto 2009(ultima modifica: 09 agosto 2009)

 

 

 

Calderoli: "Adesso chi è clandestino prende e se ne va a casa"

Bossi: "Noi emigrati per lavorare

non per uccidere. Ora gabbie salariali"

Il Senatùr replica a Fini su Marcinelle. E poi: "Ronde vittoria del governo".

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Fini: "Immigrati non sono ospiti temporanei"

Umberto Bossi a Pontida (Cavicchi)

Umberto Bossi a Pontida (Cavicchi)

PONTIDA (Bergamo) - Le gabbie salariali per difendere il salario dei lavoratori del Nord dove il costo della vita è più alto che al Sud, ma anche difesa dei dialetti, che rappresentano la storia e la tradizione: sono le nuove battaglie che Umberto Bossi ha deciso di lanciare per il prossimo autunno. A Pontida, dove ogni anno si raduna il popolo leghista, il ministro delle riforme ha rispolverato lo slogan a lui e ai leghisti tanto caro "stop con Roma ladrona e padrona".

"EMIGRATI PER LAVORARE" - Bossi ha colto l'occasione della festa leghista di Pontida per rispondere al presidente della Camera Gianfranco Fini che da Marcinelle, dove nel 1956 morirono 262 minatori, molti dei quali lombardi e veneti emigrati in Belgio, ha ricordato ai politici del Nord di pensare ai loro antenati immigrati: "Noi - ha detto Bossi - andavamo a lavorare non ad uccidere la gente".

GABBIE SALARIALI - Le gabbie salariali sono una vecchia idea del leader della Lega che nei giorni scorsi, dopo il dibattito sul Sud, ha deciso di rilanciarla con maggior forza: "Qui - ha detto - gli stipendi sono troppo bassi. Invece di dare tanti soldi allo stato bisogna metterli in busta paga. Quest'estate la Lega si batterà per i salari legati al costo della vita".

DIALETTO A SCUOLA - Se l'idea di sottoporre i professori delle scuole a un test del dialetto ha suscitato molte polemiche, Bossi ha voluto rilanciare il tema: "Stop alla carcerazione dei nostri dialetti imposta da Roma ladrona. Quest'estate scriveremo una legge per la salvaguardia dei nostri dialetti che devono essere insegnati anche nelle scuole perchè rappresentano la nostra storia e per secoli sono stati la nostra lingua". Per il popolo leghista, con l'entrata in vigore del disegno di legge sulla sicurezza e quindi delle ronde, l'8 agosto è una data storica: "È una vittoria del governo", ha spiegato Bossi evidentemente insoddisfatto dal fatto che molti sindaci anche del centrodestra, come la Moratti e Alemanno a Milano e a Roma, hanno deciso di attendere: "Peggio per loro. Vorrà dire che le useranno i cittadini". Come spesso accade per la Lega in estate, i temi politici per dopo le ferie vengono anticipati a Pontida e a Ponte di Legno: "Arrivando a Pontida - ha concluso Bossi - alcuni fratelli padani mi hanno detto che sono pronti a partire a un mio ordine. Noi saremo in prima fila perchè abbiamo fatto la Lega non per vincere le elezioni ma per andare fino in fondo".

CALDEROLI: 8 AGOSTO DATA STORICA - "L'8 agosto andrà ricordato perché è una data storica. È entrato in vigore il disegno di legge sulla sicurezza", ha poi detto il ministro Roberto Calderoli a Pontida, alla festa della Lega. "Adesso chi è clandestino in Italia prende e se ne va a casa sua", ha aggiunto. Calderoli ha quindi ricordato che sul disegno di legge sulla sicurezza sono state fatte molte polemiche: "Io ricordo che sono stati sequestrati ai mafiosi i soldi e nelle loro case sono state aperte scuole e asili nido". Il ministro per la Semplificazione ha quindi sostenuto che "Tremonti non credeva molto al fondo ma fino ad ora abbiamo raccolto 700 milioni di beni e a fine anno raggiungerà la cifra di un miliardo". Calderoli ha quindi sottolineato che con i beni sequestrati alla mafia verrà finanziata anche l'operazione per mandare i militari nelle città: "Anche a Bergamo arriveranno più poliziotti e anche i militari".

 

08 agosto 2009(ultima modifica: 09 agosto 2009)

 

 

 

Da oggi l'Immigrazione clandestina diventa un reato

Ronde, Maroni ha firmato il decreto

Potranno partecipare anche i 18enni

È entrato in vigore il pacchetto sicurezza: a Sanremo

primi due arresti per immigrati clandestini

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I "Blue Berets" a Milano (Emblema)

I "Blue Berets" a Milano (Emblema)

MILANO - Le associazioni di volontari per la sicurezza sono realtà. Il ministro dell’Interno Roberto Maroni ha firmato il decreto che contiene il regolamento attuativo per la costituzione delle ronde, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Il regolamento prevede la creazione di un albo presso le prefetture e i requisiti per partecipare. Su un punto il regolamento attuativo è diverso dalla bozza circolata nei giorni scorsi, dove si stabiliva che le "associazioni di osservatori volontari" potevano essere costituite da massimo tre persone di età "non inferiore ai 25 anni". Il decreto stabilisce invece all'articolo 2 comma 2 che "l'attività di osservazione può esser svolta esclusivamente in nuclei composti da un numero di persone non superiore a tre, di cui almeno una di età pari o superiore a 25 anni, senza l'ausilio di mezzi motorizzati e di animali". Dunque alle ronde possono partecipare anche persone di età inferiore a 25 anni, purché maggiorenni.

IMMIGRAZIONE CLANDESTINA - Con il pacchetto sicurezza, approvato dal Parlamento a luglio ed entrato in vigore l'8 agosto, l’immigrazione clandestina diventa un reato, punibile con multe e con l’espulsione dal territorio nazionale. I primi due arresti sono stati compiuti sabato mattina a Sanremo: in manette due marocchini di 25 e 31 anni. Il dispositivo prevede inoltre il contrasto ai matrimoni misti "di comodo", nuove norme in materia di occupazione del suolo pubblico, contrasto all'impiego di minori nell'attività di accattonaggio, nuove misure in materia di confisca dei beni di provenienza illecita, la possibilità per i sindaci di avvalersi della collaborazione di associazioni di cittadini non armati in grado di segnalare casi di disagio sociale o che rechino pregiudizio alla sicurezza (le ronde), l’aumento a 180 giorni del periodo di permanenza dei clandestini nei centri di identificazione ed espulsione, la reintroduzione del reato di oltraggio a pubblico ufficiale, con la possibilità per il cittadino di ottenere la decadenza del reato previo risarcimento del danno.

COLF E BADANTI - Dalla norma sugli immigrati irregolari saranno escluse colf e badanti, le uniche categorie per le quali il governo con il decreto anticrisi ha previsto una "regolarizzazione" tramite pagamento, da parte del datore di lavoro, di un contributo forfettario di 500 euro. I clandestini saranno anche a rischio denuncia: critici, su questo punto, molti sindacati dei medici che si sono detti preoccupati per la possibilità di "medici-spia", che potrebbero portare molti immigrati a disertare ospedali e pronto soccorsi rendendo così difficile prevenire e curare le loro malattie infettive trasmissibili (tra cui la nuova influenza A/H1N1). Sull’atteggiamento che avranno le forze dell’ordine, rimane l’imput del capo della polizia Antonio Manganelli: gli aspetti penali sono rimessi all’autorità giudiziaria.

ROMA E MILANO - Per le ronde, invece, si parte subito: il ministro dell’Interno Roberto Maroni ha di nuovo biasimato i critici, sottolineando che "il decreto non le crea ma le regolarizza" e che saranno "precise e molto severe". I sindaci di Roma e Milano hanno preso tempo: Alemanno ha fatto capire di preferire dei "volontari" e dal Campidoglio è trapelata la notizia che l’iniziativa non potrà partire prima di novembre; nel capoluogo lombardo Letizia Moratti ha detto: "Decideremo come organizzarci per attuare il decreto di Maroni". Contro le ronde si scagliano i sindacati delle forze dell'ordine. Secondo l’Associazione nazionale funzionari di polizia la legge è "tanto generica da risultare ambigua: la norma non prevede che i sindaci possono avvalersi solo delle associazioni di volontari iscritte nell’albo prefettizio, per cui il legislatore non ha escluso che i primi cittadini possano affidare il pattugliamento ad associazioni non sottoposte ad alcun controllo, per quanto blando, da parte dello Stato".

"AVVENIRE": PERSECUZIONE - Il reato di clandestinità è invece oggetto delle critiche di Avvenire, il quotidiano dei vescovi, che parla di "stru­mento persecutorio nei confronti di migliaia e migliaia di immigrati che abbiamo accolto nel­la nostra vita quotidiana, traendone piccoli e grandi profitti". "Uno Stato ha diritto-­dovere di stabilire le norme del vivere civile e del civile stare e restare nei suoi confini, e ha anche il compito di evitare che si consolidino situa­zioni di irregolarità e di abuso - scrive il vicedirettore Marco Tarquinio in un editoriale -. Il reato di clan­destinità ha, però, in sé la carica negativa di un giudizio sommario e ingiusto. Non solo perché nessun essere umano può mai essere definito "clandestino" sulla faccia della Terra, ma perché nella concreta realtà italiana questo reato rischia di diventare non un'arma contro l'ir­regolarità, bensì uno stru­mento persecutorio. La clandestinità viene agitata come reato verso chi insidia la sicurezza di tutti, eppure rischia di colpire duramente chi ha sinora cooperato alla tranquillità di tantissime famiglie".

 

08 agosto 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

REPUBBLICA

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2009-08-09

 

L'UNITA'

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2009-08-09

La lista della vergogna, scattano le prime denunce per clandestinità

Sono scattate la scorsa notte le prime otto denunce a Firenze per il nuovo reato di clandestinità previsto dalla legge 94/09, entrata in vigore oggi. Gli irregolari, di cui cinque marocchini e tre tunisini, di età compresa tra i 22 e i 42 anni, sono stati fermati nel corso di controlli mirati che si sono protratti fino alle prime ore della mattina.

Altri trentadue cittadini extracomunitari, in regola con il permesso di soggiorno, sono stati denunciati perchè sprovvisti di documenti al momento del controllo. I controlli e le denunce sono stati effettuati dagli equipaggi delle volanti della questura di Firenze. Secondo quanto prevede la nuova normativa gli otto denunciati per clandestinità saranno citati a giudizio entro 15 giorni davanti al giudice di pace.

Sono quattro i clandestini sottoposti a fermo di identificazione nel ponente ligure in base alla nuova normativa contro la clandestinità che inasprisce, con l'art. 6, pene e ammende per i cittadini extracomunitari clandestini sul territorio nazionale. I primi due, marocchini, sono stati fermati (e non, come appreso in un primo tempo, arrestati) a Sanremo e successivamente denunciati a piede libero, mentre gli altri, due indiani sikh, sono stati sottoposti a fermo per identificazione dalla polizia di frontiera a Ventimiglia. I due indiani, trattenuti in questura, verranno accompagnati lunedì a Malpensa per il rimpatrio coatto.

Oltre al rimpatrio e in contumacia, i due, deferiti davanti al giudice di pace per il reato di clandestinità, si vedranno applicare un'ammenda che va dai cinquemila ai diecimila euro.

08 agosto 2009

 

 

 

 

Coltellate a un marocchino, poi sprangate a un bengalese

Due stranieri aggrediti con un coltello e una spranga da 4 giovani italiani in venti minuti. È successo ieri sera a Torino, in via Po. Stando alle testimonianze raccolte, i quattro pare avessero circa 20 anni e tutti quanti la testa rasata. Sulle due vicende sta indagando la Polizia. Il primo episodio è delle 23,20 circa: un cittadino marocchino di 33 anni stava camminando in compagnia di una ragazza italiana quando è scoppiato un diverbio con i quattro ragazzi. Poco dopo, uno di questi ha estratto un coltello e gli ha inferto due fendenti nel costato. La vittima è stata medicata all'ospedale Mauriziano, dove è tuttora trattenuto in osservazione. Il secondo episodio è avvenuto nella stessa via venti minuti dopo: stavolta la vittima è un venditore ambulante originario del Bangladesh, anch'egli di 33 anni, colpito alla testa con una spranga. L'uomo è stato portato nello stesso ospedale e dimesso con una prognosi di 3 giorni per le contusioni riportate.

08 agosto 2009

 

 

 

Napolitano: "Piena integrazione è diritto fondamentale"

"Il ricordo delle generazioni che hanno vissuto l'angoscioso periodo delle migrazioni dalle regioni più povere dell'Italia e hanno affrontato condizioni di lavoro gravose ed estremamente rischiose, deve costituire ulteriore motivo di riflessione sui temi della piena integrazione degli immigrati così come su quelli della sicurezza nei luoghi di lavoro". È il testo del messaggio inviato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in occasione del cinquantatreesimo anniversario della tragedia che nella miniera di Marcinelle portò alla morte di 136 lavoratori italiani.

Nel messaggio, letto dal presidente della Camera Gianfranco Fini, Napolitano sottolinea che la piena integrazione degli immigrati e la sicurezza nei luoghi di lavoro sono "esigenze totali e civili", oltre che "diritti fondamentali, il cui concreto soddisfacimento sollecita massima attenzione ed impegni coerenti da parte delle istituzioni e di tutte le forze sociali".

"In occasione della commemorazione del cinquantatreesimo anniversario della tragedia di Marcinelle, desidero esprimere i sentimenti - aggiunge il capo dello Stato - di ideale partecipazione alle cerimonie con le quali si rinnova la memoria dei minatori periti in quella drammatica circostanza". "In questo giorno dedicato al ricordo del sacrificio del lavoro italiano nel mondo - conclude Napolitano - nel rivolgere il mio pensiero di solidarietà ed affettuosa vicinanza ai familiari delle vittime della tragedia di Marcinelle ed ogni altra nella quale sono periti i nostri emigranti, invio a quanti, in segno di omaggio, parteciperanno alle cerimonie, un cordiale saluto".

08 agosto 2009

 

 

 

 

Fini: "Il lavoratore merita rispetto anche senza documento"

"Il lavoratore merita rispetto anche se non ha il papier, il documento". Così scandisce Fini da Marcinelle, parlando alla commemorazione del 53/mo anniversario della tragedia in cui morirono 262 minatori, moltissimi italiani. È sul posto di quella strage del lavoro ancora incisa nella memoria italiana che il presidente della Camera sceglie di parlare del rispetto dovuto a tutti i lavoratori, anche quelli senza documento, proprio nel giorno in cui entrano in vigore le nuove norme sulla sicurezza e la clandestinità diventa reato. Norme che dividono il paese, ma Fini prova a cercare un minimo comune denominatore.

Quello del "rispetto per i lavoratori anche senza documento". "Poi ci si può dividere su quali politiche siano più adatte a governare il fenomeno dell'immigrazione", dice Fini, che ricorda come ad emigrare "non sono stati solo gli italiani del meridione, ma ci sono stati emigranti anche dal nord". "E vorrei- aggiunge Fini- che lo ricordassero anche alcuni rappresentanti del Nord".

"È inammissibile che un uomo e una donna vengano considerati il momentaneo supporto di cui ha bisogno la società", si accalora Fini: "Chi lascia la propria terra lo fa perchè ne ha bisogno, poi nascono i figli, le seconde generazioni, e quelle persone non sono più stranieri". "Coloro che pensano alle politiche dell'immigrazione considerando i lavoratori stranieri come persone che oggi servono e domani non più - ha concluso Fini - non hanno capito niente perchè non conoscono la nostra storia e non sanno che in certi luoghi si rimane".

Al contrario, secondo il presidente della Camera, è compito della politica "tramandare la storia dell'emigrazione italiana", sia ai giovani italiani, sia a coloro che "saranno italiani pur essendo nati altrove".

08 agosto 2009

 

 

 

 

Ronde e bambini fantasma: entra in vigore il "pacchetto sicurezza"

di Susanna Turco

Nella sua consueta conferenza stampa fiume dedicata alle magnifiche sorti e progressive dell’attività di governo, Silvio Berlusconi gli ha dedicato solo un passaggio, senza particolari enfasi. E in fondo se si ricorda che in uno dei momenti più difficili nell’iter di approvazione del pacchetto sicurezza il premier sbottò: "Noi delle ronde non sentivamo il bisogno", se ne intuisce persino il perché. Eppure il complesso di norme che entra in vigore da oggi è un’ottima cartina al tornasole per capire da quali rapporti di forze è governata la maggioranza, e soprattutto rappresenta una rivoluzione non da poco per il nostro Paese.

Neonati fantasma

Una rivoluzione non tanto bella da immaginare. Certo, nel provvedimento è previsto l’obbligo di denuncia da parte degli imprenditori per i tentativi di estorsione subiti: è, come ha detto ieri Maroni, "una rivoluzione nella lotta alla mafia", ma è anche l’unico elemento al quale il centrodestra si appende quando vuol dimostrare la "bontà" di questa legge. Accanto, ci sono però elementi destinati a modificare profondamente le abitudini di un Paese che, come ripetono anche i meno allineati nel Pdl, "ha cambiato fisionomia" e ha bisogno si pensi "a governare l’integrazione", piuttosto che a radicalizzare le differenze tra italiani e non.

Per quanto ammorbidite, infatti, alcune norme porteranno fatalmente i clandestini che pur vivono in Italia, e che continueranno a viverci, a non poter godere di libertà fondamentali. Le neomamme non regolari, per esempio, difficilmente andranno a denunciare la nascita dei loro bambini. Per quanto il sottosegretario Alfredo Mantovano ripeta che sono "protette" dalla legge Bossi-Fini, che le sottrae all’espulsione fino al sesto mese di vita del bambino, di fatto si può sfidarlo a contare le signore che andranno all’Anagrafe, sapendo che in questo modo si autodenunciano di un reato che le costringerà a lasciare il Paese. Nasceranno dunque bambini invisibili, sottratti a qualunque tipo di riconoscimento e persino al diritto di farsi visitare da un medico della Asl, quando non "scoperti" e affidati dal giudice a persone diverse dai genitori naturali. Ci saranno, per esempio, altri bambini che non andranno a scuola: perché anche con l’abolizione dell’obbligo di denuncia da parte di presidi (e medici), è un fatto che il personale di una scuola è composto da pubblici ufficiali, obbligati a denunciare un reato. Compresa la clandestinità, se lo diventa.

La Lega vince, il Pdl segue

Nello stesso tempo, la legge sulla sicurezza dice anche molto sui rapporti di forze che governano la maggioranza, sulle fazioni interne che vi si oppongono, sul ruolo che si vuol dare al Parlamento. Non è un segreto, infatti, che il pacchetto piace per lo più alla Lega, le cui preferenze Berlusconi soddisfa tanto più quanto ritiene l’alleato indispensabile alla propria sopravvivenza. Né è un segreto che le parti più controverse della legge sono state migliorate grazie al pressing di Fini delle fazioni dell’ex An a lui più vicine. Né è un segreto che gli inciampi, come la bocciatura alla Camera proprio delle ronde (poi reintrodotte al Senato) sono uno dei frutti più visibili di questa tensione tra chi vuole un Pdl "a trazione leghista", come ebbe a scrivere la fondazione Farefuturo, e chi invece immagina un partito diverso dai proclami di Bossi.

Di tutto ciò, spiegano nella maggioranza, la sintesi più potente è proprio nelle ronde. Passato come bandiera per compiacere la Lega che su questa battaglia almeno mediaticamente vince sul Pdl, di fatto il provvedimento è per adesso un’etichetta vuota. A riempirla di contenuti, ossia a decidere nei fatti se si tratterà di squadroni o di cittadini che sentono forte in sé il senso civico, arriveranno i regolamenti ministeriali. L’ultima parola, a proposito di "Parlamento esautorato delle sue funzioni", l’avrà dunque il governo, non il Parlamento. Così la Lega incassa, mediaticamente, un successo. Il Pdl segue. Il governo decide. E le Camere possono dedicarsi al prossimo giro di giostra.

Uno schiaffo a chi crede che la convivenza e la multiculturalità siano valori cardine per il futuro di un Paese: la destra ci consegna a un periodo cupo di paura e intolleranza. Ecco la loro "rivoluzione".

08 agosto 2009

 

 

"Quei 300 minatori avvolti da lingue di fuoco a mille metri di profondità"

di Rubens Tedeschi

ll Belgio apprenderà certamente con angoscia le notizie dell'incidente verificatosi nella miniera di Marcinelle. Un incendio è scoppiato in un pozzo dei campi carboniferi di Amercoeur, bloccando trecento uomini alla profondità di 765 metri. Indescrivibile scene di dolore si stanno verificando nei pressi della miniera. Questo incidente potrebbe risolversi nella peggiore catastrofe mineraria della storia del Belgio".

Con questo laconico "comunicato speciale", letto con voce spezzata dall'emozione da un anonimo annunciatore, la radio belga ha dato alla nazione la terribile notizia che, in pochi istanti, ha gettato nel lutto il Belgio e l'Italia, poiché, come subito dopo si è appreso la maggiora parte dei sepolti vivi è composta da minatori italiani. Ministri, giornalisti, belgi, francesi e italiani, radiocronisti e fotografi, reparti della gendarmeria e dell'esercito, squadre della Croce rossa e dei vigili del fuoco si sono precipitati sul luogo della sciagura, dove regnavano il terrore, l'angoscia e un'indescrivibile confusione.

Uno spettacolo pauroso si è presentato ai nostri occhi quando siamo giunti davanti ai cancelli della miniera. Il fumo - un fumo denso, nero, acro - oscurava il cielo e rendeva l'aria irrespirabile. Dal cielo buio cadeva una pioggia silenziosa di fuliggine. Di tratto in tratto, l'oscurità era lacerata da lingue di fuoco che guizzavano ruggendo dalle miniere della terra. Una folla composta in massima parte di donne e di bambini, a stento trattenuta da cordoni di gendarmi, faceva ressa per avere notizie, si accalcava intorno ai membri delle squadre di soccorso che, dopo ore e ore di durissimo lavoro, tornavano alla superficie. Le informazioni che costoro recavano non erano rassicuranti, e, nella loro inevitabile contraddittorietà contribuivano ad alimentare l'incertezza e la confusione. Dalla folla si levavano lamenti, invocazioni e invettive: invettive contro il destino, ma anche contro coloro che portavano la pesante responsabilità della sciagura. Erano frasi gridate in molte lingue: in francese, in fiammingo, in greco, ma soprattutto in italiano, perché italiani sono in massima parte, i sepolti vivi e italiani i loro figli e le loro mogli.

Secondo notizie di carattere ufficiale, 270 sono, esattamente, gli uomini rimasti bloccati nella miniera dall'incendio. Di essi, 139 sono italiani, 115 belgi, 16 di varie altre nazionalità. (…) Otto cadaveri sono già stati recuperati. (...) Un minatore rimasto intrappolato a 170 metri di profondità è stato portato alla superficie ancora in vita alle ore 23 ma è morto poco dopo. Egli si era mantenuto in vita aspirando aria da un piccolo tubo di areazione che aveva tenuto in bocca per oltre 12 ore. Sei uomini, tutti belgi, sono stati trovati ancora vivi. Essi giacciono ora in uno stato di semi-asfissia nell'ospedale di Charleroi. Si spera di poterli salvare ma le loro condizioni permangono gravissime. Altri venti uomini circa sono riusciti a mettersi in salvo solo pochi attimi dopo lo scoppio dell'incendio. Essi sono stati concordi nel riferire che il disastro si è verificato alle 8.30 circa del mattino, in seguito all'urto di un vagoncino contro un cavo elettrico, urto che ha lacerato l'involucro isolante del cavo, mettendo allo scoperto i fili di rame e provocando, di conseguenza, un corto circuito.

L'incidente è avvenuto quando il vagoncino carico di carbone è uscito dai binari andando ad urtare con violenza contro la parete del tunnel. Uno dei superstiti, tale Carlo Fontane, di nazionalità italiana ha sobriamente narrato ad un cronista i pochi fatti di cui è stato testimone. Si tratta, in verità, di un brevissimo brano della gigantesca tragedia. "Io e i miei compagni di squadra – ha detto il Fontane – stavamo caricando i vagoncini di carbone sul montacarichi, quando udimmo odor di fumo. Questo è stato l'ultimo viaggio del montacarichi. Erano le 8.30". Almeno quattro dei minatori postisi in salvo prima che l'incendio dilagasse sono italiani. I loro nomi, secondo notizie non confermate, sarebbero: Carlo Fontane (autore del breve racconto già riferito), Antonio Ganetta, Attilio Amin e Orazio Pasquarelli.

Fiamme furiose Le fiamme, sviluppatesi con estrema rapidità e con furia, eccezionale, hanno letteralmente fuso i cavi di acciaio di tutti i montacarichi, tranne uno, intrappolando i 270 minatori intenti al lavoro. L'unico montacarichi ancora in grado di funzionare è rimasto malauguratamente bloccato da un altro vagoncino pieno di carbone. Le informazioni fornite alla stampa dalle autorità sono state, durante tutta la giornata, molto scarne e tutt'altro che chiare. D'altra parte, gli stessi componenti la squadra di soccorso erano in grado soltanto di riferire notizie parziali e, come abbiamo detto, talvolta contraddittorie.

Solo a tarda sera, quando re Baldovino è giunto sul luogo della sciagura raggiungendo il Primo ministro, il ministro degli Interni e quello dei Lavori pubblici, è stato possibile raccogliere notizie tali da formare un quadro sintetico e sufficientemente chiaro della situazione. Nell'ufficio studi della miniera, il re dei belgi ha avuto un lungo colloquio con il direttore generale delle miniere, che si chiama Van Den Heurel, il quale ha spiegato, per quanto era possibile farlo, le cause del sinistro e l'andamento del'opera di soccorso.

Van Den Heurel ha precisato (correggendo le prime notizie e quindi smentendo in parte anche il primo comunicato della radio belga) che il deragliamento del vagoncino che ha causato il corto circuito è avvenuto a livello 975 (cioè a 975 metri di profondità) e non a livello 765, come era stato detto e ripetuto per tutta la giornata. Si ritiene - egli ha aggiunto - che la maggior parte dei minatori rimasti bloccati nella miniera debba trovarsi in gallerie situate a profondità maggiori, in particolare a livello 1033. La notizia è stata accolta con molto sconforto, poiché già si sapeva che i sepolti vivi si trovavano a quattro diversi livelli di profondità e precisamente a 765, 835, 873 e 1033 metri. Ciò significa che i minatori sono in parte bloccati dall'incendio che divampa sopra le loro teste, mentre in parte sono quasi interamente avvolti dal fumo, denso e ricco di ossido di carbonio, che sale dalle cavità situate sotto i loro piedi.

Gli uni e gli altri - è con un senso di angoscia che lo scriviamo - debbono quindi trovarsi in condizioni spaventose. La loro vita (ammesso che essi siano ancora in vita) è appesa a un filo. Gli altri dettagli forniti dal funzionario al re Baldovino contribuiscono a rendere il quadro ancora più nero. Nella galleria 975, luogo di origine del disastro - ha detto Van Den Heurel - tutte le opere in legno dei camini sono bruciati. (...) I punti in cui, ai diversi livelli, erano intenti al lavoro i minatori quando è accaduto il disastro, sono situati a una distanza di circa un chilometro e mezzo dall'ascensore del pozzo di evacuazione. Le squadre si danno il cambio ogni due ore. La giornata si è chiusa dunque in un'atmosfera di accentuato pessimismo. Purtroppo, però, le previsioni erano state catastrofiche fin dal primo momento.

08 agosto 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

il SOLE 24 ORE

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2009-08-09

Immigrati, Napolitano: "Piena integrazione diritto fondamentale"

8 agosto 2009

Giorgio Napolitano (ImagoEconomica)

8 agosto 1956: la tragedia di Marcinelle (di Marco Innocenti)

"Dai nostri archivi"

Sulla mina immigrati troppi slogan e poche idee

Dalle gabbie salariali all'immigrazione, la tela di Fini contro la Lega

VISTI DA LONTANO / Italia multietnica, la polemica gira sui siti

Racket, torna l'obbligo di denuncia

Immigrati: in Calabria apertura al voto amministrativo

"È necessario riflettere sui temi dell'integrazione degli immigrati e della sicurezza sul lavoro, che sono diritti fondamentali che meritano un impegno coerente da parte delle istituzioni". È il monito rivolto dal presidente della Repubblica nel giorno dell'anniversario della strage di Marcinelle, in un messaggio inviato al presidente della Camera Gianfranco Fini in visita nei luoghi dove 53 anni fa persero la vita 262 minatori, la maggior parte dei quali

italiani.

Gli stranieri che lasciano il proprio Paese per lavorare in un altro "non sono ospiti temporanei". È l'opinione di Fini, che ha criticato coloro che "pensano a politiche sull'immigrazione basate sul fatto che chi viene a lavorare in Italia poi tornerà nel proprio Paese: chi ragiona così - ammonisce il presidente della Camera - non hanno capito nulla perchè non conoscono la nostra storia". Ricordando le vittime italiane di Marcinelle e i tanti connazionali presenti alla commemorazione, Fini ha fatto notare come "chi lascia la propria terra lo fa perchè ne ha bisogno. Chi l'accoglie lo fa perchè ne ha bisogno. Poi - ha aggiunto - queste persone mettono radici, si fanno i figli e non si è più stranieri. L'insegnamento è semplice: rispettare il lavoratore al di là del colore della pelle, della lingua che parla e del Dio in cui crede". Il lavoratore merita rispetto anche "sans papier", se non ha il documento. "Ci si può dividere sulle politiche per l'immigrazione - ha concluso Fini - ciò che è inammissibile è che si possa considerare il lavoratore non come un uomo o una donna ma come un momentaneo supporto di cui ha bisogno la società".

8 agosto 2009

 

 

 

 

8 agosto 1956: la tragedia di Marcinelle

di Marco Innocenti

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8 aGOsto 2009

La miniera di Marcinelle in cui persero la vita 262 minatori, 136 dei quali italiani. ARCHIVIO ANSA-CD

Sono le 8 e dieci del mattino dell'8 agosto 1956. Una colonna di fumo nero si leva dalla miniera di carbone di Marcinelle, a Charleroi, in Belgio. A 975 metri di profondità si scatena l'inferno. Dei minatori scesi nel pozzo per il primo turno 262 muoiono, di cui 136 italiani.

L'incidente

Gli uomini si erano appena calati e l'estrazione era cominciata quando sulla piattaforma del piano 975, per un malinteso, la gabbia si avvia prima del tempo mentre un vagone mal inserito oltrepassa uno degli scomparti filando via verso la superficie, guadagnando velocità e danneggiando due cavi elettrici ad alta tensione. Un lampo e poi l'inferno: le fiamme avvolgono travi e strutture in legno e solo sette operai riescono a risalire in superficie accompagnati dalle prime volute di fumo nero e annunciando la tragedia che si sta compiendo.

"Tutti morti"

I soccorritori tentano l'impossibile e sfidano la temperatura infernale causata dall'incendio. Il giorno dopo gli uomini sono ancora prigionieri: l'incendio non ha toccato chi lavora ai livelli più bassi della miniera e per giorni si spera di poterli trovare ancora in vita. Ma all'alba del 23 agosto i soccorritori tornano in superficie e le parole pronunciate da uno di loro suonano come un macigno: "Tutti morti". Li hanno trovati a 1.035 metri di profondità, avvinghiati gli uni agli altri in un'ultima disperata ricerca di aiuto e di solidarietà.

Rabbia e impotenza

Quel giorno tante povere donne chiamano invano nomi italiani. Le grida, i pianti, le maledizioni formano un coro tragico finché le donne non hanno più voce e lacrime per piangere. Solo la pietà e l'intuito dell'amore permetteranno, in alcuni casi, di riconoscere i corpi arsi dalle fiamme. Bandiera nera per l'Italia e per i 406 orfani che sempre malediranno Marcinelle. E' in lutto il Paese dei poveri, degli emigranti, "merce di scambio" tra i governi italiano e belga che nel '46 firmarono l'accordo "minatori-carbone": l'Italia forniva manodopera (47mila uomini nel '56) in cambio di carbone.

Una vita disperata

Partiti da casa con un fiasco di Chianti e tre pacchetti di sigarette, sono inchiodati sotto un cielo perennemente grigio di fumi bassi, un paesaggio da "Cittadella" di Cronin, pavé nero e sconnesso, un lavoro che abbrutisce e a stento sfama, il grisou in agguato, i mucchi di scorie come nere sentinelle, umide baracche come case con appiccicate le cartoline illustrate di paesi col campanile in mezzo e la campagna attorno, un bicchiere di vino cattivo e una voglia disperata del sole di casa. In Belgio si muore di grisou, di fuoco, di mancanza di sicurezza nei pozzi, ma si muore anche più lentamente, senza accorgersene, di carbone che entra nei polmoni, di birra, di fatica, di nebbia, di muffa, di nostalgia. Vite vendute per un sacco di carbone.

8 aGOsto 2009

 

 

 

 

Sicurezza: in vigore il regolamento sulle ronde

8 agosto 2009

DECRETO del ministero dell'Interno

ALLEGATO / L'abbigliamento dei volontari

Pacchetto sicurezza: il debutto "salva" le ronde già attive

di Marco Ludovico

Per la clandestinità arriva l'ammenda fino a 10mila euro

DOMANDE & RISPOSTE

"Dai nostri archivi"

Pacchetto sicurezza: il debutto "salva" le ronde già attive

DOMANDE & RISPOSTE

Dall'8 agosto via libera alle ronde

Maroni: "Le ronde sono il pilastro del nuovo modello di sicurezza"

Social card anche in farmacia. Ricarica per il 2008 fino al 30 aprile

È entrato in vigore sabato 8 agosto, con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, il regolamento del ministero dell'Interno per le cosiddette ronde. Il decreto riguarda la "Determinazione degli ambiti operativi delle associazioni di osservatori volontari, requisiti per l'iscrizione nell'elenco prefettizio e modalitá di tenuta dei relativi elenchi, di cui ai commi da 40 a 44 dell'articolo 3 della legge 15 luglio 2009, numero 94".

Le associazioni di volontari dovranno essere registrate in un albo istituito presso le prefetture e composte da un numero massimo di tre persone con più di 18 anni (ma il caporonda dovrà averne almeno 25). Tra i requisiti dei volontari, l'assenza di denunce o condanne, la non aderenza a movimenti, associazioni o gruppi aventi tra i propri scopi l'incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. E non si dovrà essere daltonici. Il decreto ministeriale prescrive anche i requisiti per l'abbigliamento. Per prestare la loro opera, gli osservatori volontari dovranno aver superato un corso di formazione organizzato dalle Regioni o dagli Enti locali.

8 agosto 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

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